| pierafrancesco |
| | Mio padre, sabato. Non c'era, la sua mente. Altrove. Chissà dove. L'infermiera, non appena entro in stanza alle 18.00, mi dice 'E' dissociato.' 'Dissociato?' chiedo, 'Che vuol dire dissociato?' L'infermiera, che è a fianco di mio padre che sta mangiando, dice di non saperlo. Dice che non sa cos'ha mio padre, che è tutto il giorno che sta così. Tutto il giorno. E sono le sei di sera.
Ore sette di mattina. Finito il turno, chiamo mio padre. Cell occupato. Passano dieci minuti, lo richiamo. Non risponde. Altri cinque minuti, non risponde neanche questa volta. Entro in metro, venti minuti dopo, mentre sto tornando a casa, lo richiamo. Non risponde nemmeno questa volta. Giungo a casa, continuo a chiamarlo con insistenza. Risponde. Finalmente. Sono quasi le nove. Ma c'è qualcosa che non va. Gli parlo, non mi ascolta. Risponde con un 'Eh!?' 'Eh?!' Poi riattacca. Lo richiamo, sento qualcosa di strano. Non risponde, non risponde. Chiamo mia madre. Mi conferma di averlo sentito strano. Lo richiamo. Risponde di nuovo. Di nuovo 'Eh?!' 'Si.' Non ascolta. Sembra essere altrove. Chiamo il reparto. Il caposala mi dice che mio padre non ha niente di strano, ha solo sonno. Gli chiedo se gli stanno somministrando dei sonniferi. Mi dicono di no. Mi dicono di stare tranquillo. E' tutto normale avere sonno quando stai realizzando di essere in un polo oncologico, che hai un tumore. Ma questa cosa non mi convince. Richiamo mia madre. Gli dico cosa mi hanno detto gli infermieri. Mia madre dice che può essere così, anzi che è sicuramente così. Ma io non mi convinco. Uno come mio padre non reagisce in questo modo. Richiamo mio padre. Il telefono risponde, ma poi cade la linea. Richiamo, niente. Richiamo, niente. Mi preoccupo. Richiamo il reparto, mi dicono che lo stanno visitando e che è tutto a posto. Può essere che stia reagendo alla consapevolezza di avere un tumore. Mio padre sta reagendo alla sua condizione chiudendosi in se stesso. Lo dico a mia madre, mia madre dice che può essere anche così. Vado a dormire. Ho sonno. Ora di pranzo. Mia madre ha provato a chiamare mio padre, ma nessuno risponde. Provo a richiamarlo anche io varie volte. Qualche volta il telefono prende ma poi cade la linea come se riattaccasse. Richiamo il reparto, mi dicono che mio padre è un pò strano, che ha sonno. Dicono di stare tranquillo, che è tutto normale. Normale? Non riesco a capire come possa essere normale una cosa del genere. Mio fratello è da mio padre. Dice che è assente. Mio fratello gli parla, ma mio padre sembra non esserci con la testa. Risponde con un 'Eh?!' 'Si.' o a caso. Oppure si addormenta all'improvviso. Nessuno sa cosa gli sia successo. Mio fratello torna a casa, mentre io sto dormendo. Ore tre, mi risveglio, accendo il cell. M. mi ha cercato. E' da mio padre con V. Dicono che è veramente strano, assente, che non riesce a camminare. V. dice che i medici gli hanno detto che può essere una reazione, una specie di difesa mentale contro la consapevolezza della sua situazione. Mi ripeto che una cosa del genere è impossibile. Ore quattro. Mi preparo. Ore cinque sono sul treno. Ore sei, sono in stanza con mio padre.
Lo spettacolo che mi si presenta è allucinante.
Mio padre è seduto che trema e cerca di mangiare. L'infermiera che è accanto mi dice 'E' dissociato.' Io gli chiedo cosa voglia dire. Lei allarga le braccia. Aiuto mio padre a mangiare, gli pulisco la bocca, cerco di parlargli, gli do un libro che mi aveva chiesto e che tiene a penzoloni tra le mani, lo aiuto a tornare a letto. Non parla. Non risponde. Sembra in uno stato avanzato del Parkinson. Terribile. Faccio duemila telefonate. Voglio capire cosa è successo a mio padre. Cosa gli è successo da un giorno all'altro. Non posso vederlo così. Non riesco a capire. Mi sembra perso. La sua mente, disintegrata, come dopo un violentissimo shock. A. mi dice che può essere il male che è andato al cervello ma no, non può averlo fatto così velocemente. V. continua a dire che può essere una forma di autodifesa, gli infermieri che non hanno idea. Il medico di guardia, intanto, è ad una emergenza e non può salire. Mio padre sì è fatto la pipì e la cacca addosso. Deve essere cambiato. L'infermiera dice che non può farlo lei, che devo farlo io. Io? Da solo? E come faccio? L'infermiera, una ragazzetta cicciottella e terribile, allarga le braccia. Mi sto incazzando. Incredibile che al Regina Elena vi sia una persona del genere. Intanto mio padre peggiora. E' nel letto, quasi non si muove, risponde a malapena. Io lo tengo per mano, lo accarezzo, lo bacio, gli dico di stare tranquillo, lui sembra riprendersi. Richiamo l'infermiera. Gli misura la pressione, normale. Mi dice di stare tranquillo, che di casi del genere ne hanno visti tanti. Forse. Non so più che fare. Ad un certo punto: la SVOLTA.
Gli tocco la fronte. E' calda,. E' troppo calda.
Gli chiedo 'Papà, ma che ti senti la febbre?'
Mi risponde 'Un pò.'
Vado dall'infermiera. Mi faccio dare il termometro. Tre minuti dopo: mio padre ha 39,5 di febbre. 39,5!!!!
Chiamo gli infermieri, nello stanzino a rigirarsi i pollici.
Arrivano di corsa. Flebo, taichipirina. La febbre scende, mio padre riacquista lucidità. Viene il medico di guardia (una donna), lo visista, tutto a posto.
TUTTO A POSTO?
Mio padre stava andando in coma per la febbre e nessuno se ne era accorto e lei mi dice TUTTO A POSTO?
Se non fossi andato a trovarlo io, nel pomeriggio, quei due infermieri terribili me lo avrebbero lasciato nel letto con più di quaranta di febbre. E dicevano 'E' dissociato.' DISSOCIATO UN C...
MIO PADRE AVEVA QUASI QUARANTA DI FEBBRE E NESSUNO SE NE ERA ACCORTO!!!
N-E-S-S-U-N-O.
Mio fratello, poi, ha fatto la notte da lui, io sono arrivato a lavoro con quasi due ore di ritardo.
Mio padre però ora sta bene.
Non era dissociato. Non era una forma di autodifesa. Non era il male che era arrivato al cervello.
Era solo una banale febbre che lo stava mandando in coma.
E al Regina Elena di Roma, reparto Oncologia B, sabato 19 Maggio 2007 NESSUNO SE NE ERA ACCORTO.
* * *
Caro Alberto, Per episodi simili non ci sono parole. Un po' perchè si rimane come schiacciati di fronte a tanta incompetenza, arroganza, disumanità; un po' perchè nelle tue parole si ripercorre tutto il dolore e l'angoscia che ti hanno pervaso. Chiunque leggerà quanto hai scritto proverà impressioni estremamente forti: preferiamo lasciare ai frequentatori del sito ogni commento. Ci si permetta solo uno sfogo contingente: si sciacqui la bocca, e con un bel po' di colluttorio, prima di parlare (o far parlare), chi usa l'aggettivo "nocivo"... VERGOGNA!!!! Ti siamo vicini Alberto.
STAFF DI BELLA INSIEME A questo ragazzo, che avevo letto ieri sera in un blog che si è fatto da solo e dove tiene un diario giornaliero della malattia di suo padre, avevo risposto di venire qui sul clamo per stare con amici....
il BLOG DI ALBERTO -> CLICCA QUIEdited by Romeo61 - 29/5/2007, 17:58
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